Gestione dello Stress nel Settore Sanitario:
Combattere le Aggressioni e il Burnout con lo Yoga della Risata

Lavorare nel settore sanitario è sempre stato una sfida, ma negli ultimi anni questa professione ha subito un ulteriore incremento di stress a causa della pandemia e dell’escalation delle aggressioni contro gli operatori sanitari. In un mondo in cui la salute pubblica è al centro dell’attenzione, è fondamentale garantire la sicurezza e il benessere dei professionisti che lavorano in prima linea per fornire cure mediche alla popolazione. In questo articolo, esamino i rischi e le sfide che gli operatori sanitari affrontano, comprese le violenze, e discuteremo di un approccio innovativo per aiutarli a gestire lo stress: lo yoga della risata.

I Rischi per il Personale Sanitario
Il settore sanitario è uno dei più grandi settori con una predominanza di donne. Questa occupazione comporta rischi significativi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Gli operatori sanitari sono esposti a molteplici pericoli durante le loro attività quotidiane, tra cui lo stress psico-fisico ed emotivo, sovraccarico biomeccanico, posture scorrette, movimenti ripetitivi, la costante esposizione a sostanze chimiche e la gestione di aggressioni da parte dei pazienti o dei loro familiari.

Yoga della Risata come Strumento di Gestione dello Stress e il Burnout
Oltre alle misure di prevenzione e ai piani di sicurezza, esistono anche approcci innovativi per aiutare gli operatori sanitari a gestire lo stress. Uno di questi è lo “Yoga della Risata,” un metodo che combina esercizi di risate con la respirazione. Uno studio condotto su infermieri durante la pandemia ha dimostrato che la risata può essere un rimedio efficace contro lo stress e il burnout.

Medico stressato

La pandemia di COVID-19 ha esercitato una pressione senza precedenti sul personale sanitario in tutto il mondo. Gli infermieri, in particolare, hanno affrontato sfide significative, tra cui un elevato livello di stress e rischio di burnout. In risposta a questa emergenza, è stato condotto uno studio randomizzato e controllato per valutare gli effetti dello yoga della risata come strumento per affrontare queste sfide.

È stato condotto uno studio* che ha coinvolto 101 infermieri che fornivano assistenza a pazienti affetti da COVID-19. Sono stati divisi in due gruppi: un gruppo sperimentale, composto da 51 infermieri, e un gruppo di controllo, composto da 50 infermieri. Il gruppo sperimentale è stato sottoposto a un totale di otto sessioni di yoga della risata, con una frequenza di due sessioni a settimana, per un totale di quattro settimane.

Durante il periodo di studio, sono stati raccolti dati utilizzando diversi strumenti, tra cui:

1. Modulo di informazioni introduttive per ottenere informazioni demografiche e basi sui partecipanti.

2. Scala dello stress percepito per valutare il livello di stress percepito dagli infermieri prima e dopo il periodo di intervento.

3. Inventario del burnout di Maslach per misurare i livelli di burnout degli infermieri prima e dopo il trattamento.

4. Scala della soddisfazione della vita per valutare la soddisfazione complessiva nella vita degli infermieri.

Stress infermiere

I risultati di questo studio suggeriscono che lo yoga della risata può essere un metodo efficace per affrontare lo stress e il burnout tra gli infermieri, in particolare durante situazioni di emergenza. Questa pratica ha dimostrato di avere un impatto positivo sulla percezione dello stress, riducendo i livelli di burnout e aumentando la soddisfazione nella vita degli operatori sanitari.

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Mentre le misure di prevenzione e la formazione in materia di sicurezza sul lavoro rimangono cruciali per affrontare i rischi nel settore sanitario, l’integrazione di pratiche di gestione dello stress come lo yoga della risata può offrire un ulteriore strumento per migliorare il benessere del personale sanitario e garantire una migliore qualità di assistenza ai pazienti.

Sostenere il benessere degli operatori sanitari è essenziale per garantire la qualità delle cure e la sicurezza dei pazienti.

* Fonte: Pub Med

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